"L’esistenza di una collezione iconografica della dinastia dei Savoia-Carignano e dei suoi rami collaterali, è attestata a partire almeno dall’inventario redatto nel 1838 che riportava nella Sala di Ricevimento a sinistra di quella di accesso al secondo piano del castello la presenza di diciotto ritratti di principi e principesse di Carignano, muniti tutti di cornice in legno dorato con ornati in pastiglia e dotata di targa con l’iscrizione per il riconoscimento dell’effigiato. Questa tipologia di cornice è ancora riconoscibile in parte delle opere pittoriche esposte nella stanza 22. Lo stesso assetto è testimoniato nel successivo inventario del 1850, con l’incremento dei ritratti di Carlo Alberto e Maria Teresa di Toscana e di due tele di maggiore formato per i capostipiti, Maria di Borbone e il principe Tommaso, e poi nella Guida alla residenza di Giuseppe Casale, pubblicata nel 1873, dove si registrava anche la presenza, in questa stessa sala, dei ritratti dei più recenti esponenti del casato. Nell’inventario compilato da Noemi Gabrielli del 1951 si indicava che la tela rappresentasse il principe Eugenio di Savoia Soissons, figlio secondogenito di Eugenio Maurizio e di Olimpia Mancini in età giovanile. Diversamente, la storiografia successiva ha correttamente riconosciuto nel dipinto il ritratto del primo conte di Soissons e capostipite del ramo, Eugenio Maurizio (Chambéry, 1635-Unna, 1673), figlio di Tommaso di Savoia-Carignano e di Maria di Borbone-Soissons. Sposò nel 1657 la Mancini, nipote del cardinale Mazzarino. Fu governatore del Borbonese e delle province di Champagne e Brie e ambasciatore della corona francese a Londra. Combattè nelle file dell’esercito di Luigi XIV, ottenendo il grado di luogotenente generale, partecipando all’assedio di Dunquerque (1658), alla conquista di Douai e Oudenaarde (1667) alla campagna contro gli Asburgo per l’annessione della Franca Contea. Si tratta del padre del celebre condottiero e ministro asburgico, Eugenio. Il dipinto, per iconografia del personaggio rappresentato e caratteri di stile, è compatibile con una datazione al terzo quarto del XVII secolo, tuttavia, allo stato attuale delle ricerche, potrebbe anche trattarsi di una replica settecentesca o eseguita tra terzo e quarto decennio del XIX secolo" [1]
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